Polesine - Ho trovato una breve descrizione di ciò che è accaduto
- Lunedì 12 novembre 1951, alla Becca, località di confluenza del fiume Ticino con il Po, le acque raggiungono un livello molto elevato.
Nell'Oltrepo pavese si verificano i primi gravi allagamenti.
Da monte a valle, la massa d'acqua continua ad aumentare, via via che gli affluenti di destra e di sinistra la gonfiano.
Le due rotte dell'argine destro in provincia di Parma e Reggio non servono ad abbassare il livello e la portata del colmo dell'onda.
Vengono allagate anche le campagne del Cremonese.
La prima grande rotta da segnalare non è del Po ma di un suo affluente il Crostolo.
- Mercoledì 14 novembre, a Gualtieri, la pressione della piena dell'affluente, non ricevuta dal Po, rompe gli argini a poche centinaia di metri dal punto di confluenza; il riflusso del Po è violento, la cittadina è completamente allagata.
L'onda di piena procede verso la foce e chi pagherà più duramente di tutte le altre località rivirasche sarà il Polesine.
Centinaia di ettari del territorio polesiano si trovano a quote inferiori al livello del mare. Le prime tracimazioni si verificano tra il 14 e il 15 a Paviole e a Occhiobello.
Sono invase le campagne di Polesella e la fiumana avanza verso Rovigo.
L'acqua invade tutta la provincia di Rovigo e una parte delle province di Mantova e Venezia.
- Nella notte del 18 novembre viene dato l'ordine di evacuare la città.
Stessa sorte tocca ad Adria, Cavarzere e Loreo, che vengono completamente allagate lunedì 19 novembre.
- L'onda di piena si scarica in mare all'incirca martedì 20 novembre.
L'etimologia del termine disastro (dal latino: dis-, prefisso con significato di "male", "mancanza" + astrum, "astro"; confronta, per analogia, la parola disfunzione) fa riferimento alle cattive congiunzioni astrali, vale a dire a qualcosa di non dominabile, collocato al di fuori dei poteri dell'uomo.
In realtà, alla base di molte catastrofi è possibile rintracciare delle responsabilità umane e delle scelte (politiche, economiche, ecc.) sbagliate.
Chi ha dunque predisposto le condizioni perchè si verificasse un disastro a proposito del quale si è spesso parlato di tragedia annunciata? Di chi è la colpa dell'accaduto?
ANDIAMO A VEDERE COSA E' SUCCESSO IN SEGUITO:
Tabella comparativa dei disastri
Abbiamo preso il disastro del Vajont come punto di riferimento per compilare questa tabella comparativa delle varie catastrofi analizzate dal sito http://leguarag.xoom.it/lguarag/vajont/index.html
Altri disastri | Entità | Analogie | Differenze |
Polesine 1951 | 900 case distrutte 300 danneggiate 38 comuni danneggiati 160 mila persone dovettero lasciare la propria abitazione 400 miliardi di danni | Responsabilità umane: disboscamento costruzione edili, etc... | Il disastro è stato causato dalle alluvioni che hanno fatto straripare il Po ed i suoi affluenti |
Frejus (diga Malpasset 1959) | 400 morti | Responsabilità umane: la diga che crolla ha poche fondamenta | Le dimensioni del disastro sono più ridotte La dinamica è diversa perché in questo caso è la diga a cedere |
Seveso 1976 | Non ci sono stati morti, ma le dimensioni precise del dramma non si conosceranno mai, perchè non è stato calcolato dove è finita tutta la diossina. | Responsabilità umane: si sapeva che la produzione di diossina era pericolosa; l'industria era localizzata in una zona molto popolosa. Danni ambientali alle coltivazioni | Si tratta di un disastro che non ha a che fare con alluvioni o frane ma con la fuoruscita di elementi tossici da uno stabilimento chimico. Inquinamento dell'aria. Inquinamento dell'acqua. Le vittime colpite da elementi tossici hanno riportato danni al fegato, agli occhi, alla pelle e nascita di malattie ereditarie. |
Valtellina (1987) | 305 mm di pioggia in un solo giorno. 40 milioni di metri cubi di roccia si materializzano in una frana che copre i paesi limitrofi alla Val Pola. | La frana crea uno sbarramento che dà origine a un lago sul quale si teme possa cadere un'ulteriore frana. Danni ambientali a case, industrie e coltivazioni. | La protezione civile ha tentato di baipassare e drenare l'acqua del lago. In previsione della frana, la zona fu subito evacuata. |
(1998) | 159 morti. | Responsabilità umane: costruire in luoghi a rischio idrogeologico. Una massa di fango e detriti si è staccata dalla montagna distruggendo molte abitazioni e provocando diverse vittime. Si tratta di una frana, ma anche di un ' alluvione. | Non ci sono interessi economici da parte delle industrie.Sarno |
COSA POSSIAMO FARE?
- Briglie.
L'erosione a opera delle acque superficiali dipende dalla velocità della corrente, che può essere rallentata con la costruzione di gradini, chiamati briglie, lungo il corso d'acqua.
Tra una briglia e l'altra l'acqua scorre con scarsa pendenza, per poi passare con un salto brusco al gradino successivo. In questo modo si diminuisce la velocità della corrente e di conseguenza anche l'asportazione di materiali.
- Argini artificiali.
Per impedire le alluvioni si può intervenire sui corsi d'acqua costruendo argini artificiali. La progettazione di queste opere di difesa deve tenere adeguato conto dell'aumento delle masse d'acqua durante le piene. Per questo motivo gli argini sono eretti ad una certa distanza dall'alveo, così da consentire sfogo alle acque in caso di necessità.
- Serbatoi di piena e scolmatori.
Allo scopo di diminuire la portata dei corsi d'acqua in piena si costruiscono i serbatoi di piena e i canali scolmatori.
I serbatoi di piena sono bacini, nei quali vengono convogliate le acque al fine di trattenere una parte dell'ondata di piena.
Gli scolmatori sono canali o gallerie che, aperti prima dell' arrivo dell'ondata di piena, fanno defluire parte delle acque in un lago o in un mare.
- Sistemi di contenimento.
In molti fiumi le arginature artificiali interferiscono con il normale funzionamento dei sistemi fluviali. Per un'adeguata protezione delle ondate di piena, è indispensabile predisporre dei sistemi di contenimento.Di recente si è iniziato a utilizzare i bacini artificiali anche per controllare e regolare le portate dei fiumi.
- Canali artificiali.
Per contenere le ondate di piena lungo il corso inferiore dei fiumi, fin dai tempi più antichi vengono scavati canali artificiali e allargamenti dell'alveo. In alcuni vasti tratti di pianura alluvionale vengono lasciati sgombri, così che l'acqua delle piene possa riversarvisi completamente.
- Rimboschimento e controllo della vegetazione.
Visto che il disboscamento contribuisce ad accrescere il rischio di alluvioni e frane, un adeguato controllo della distruzione della vegetazione ed eventuali interventi di rimboschimento dove ve ne sia la necessità, possono essere fattori molto importanti per mantenere un Territorio in equilibrio e prevenirne il dissesto.
2. Interventi di difesa contro le frane
Le frane possono provocare danni ingenti alle cose e alle persone. La prevenzione e il consolidamento delle frane sono gli interventi di difesa più frequenti operati dall'uomo sul territorio.
Evitare costruzioni.
Gli interventi di prevenzione sono come sempre i migliori. L'uso scorretto del territorio può trasformare un terreno normale in un terreno franoso. Una volta individuati i terreni poco stabili, una efficace misura preventiva consiste nell'evitare la costruzione di manufatti su questi terreni.
- Evitare sbancamenti.
Opere edilizie che sovraccaricano i versanti possono provocare frane. Identiche conseguenze si hanno con sbancamenti che aumentano eccessivamente la pendenza dei versanti.
- Circolazione delle acque.
Altri interventi di prevenzione riguardano la circolazione delle acque superficiali e sotterranee. Bisogna impedire che le acque di ruscellamento raggiungano il terreno instabile. Le acque di ruscellamento vanno allontanate dalle zone a rischio mediante fossi di scolo. L'acqua che si infiltra, infatti, appesantisce il terreno, che frana con maggiore facilità.
La prevenzione delle frane si attua anche favorendo lo sviluppo della copertura vegetale ed estraendo acqua dal terreno mediante pozzi. Si possono costruire opere di contenimento, come muri di sostegno e gabbionate, o appensatire con materiale inerte il piede della frana per stabilizzarla.
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