martedì 15 novembre 2011

TORINO E GLI IMMIGRATI DOPO L'ALLUVIONE

IL POLESINE ED I POLESANI

Scivolare nel silenzio dei canneti, in luoghi suggestivi e nascosti, una natura incontaminata e malinconica, l’operosità tenace della sua gente, umili abitazioni inserite con discrezione in un ambiente dai cieli alti. Il Polesine, piccola Mesopotamia, fra Adige e Po, ha ospitato culture antichissime.



Concausa dell’emigrazione fu, in quegli anni, l’alluvione del Po


Nel novembre del 1951 il fiume più importante d’Italia invase con le sue acque il Polesine sommergendo abitazioni, tenute agricole, piccole industrie e seminando ovunque desolazione e paura. Le popolazioni colpite dalla alluvione vivevano in condizioni terribili. Le abitazioni allagate erano inagibili, acqua e fango avevano distrutto i mobili, la biancheria e le provviste alimentari; una catastrofe economica e sanitaria a cui si doveva sommare l’inverno alle porte. Ogni comune colpito cercava nel limiti delle proprie possibilità di prestare i primi aiuti alla popolazione. A sei anni dalla fine del conflitto mondiale, ritornava di moda un verbo dal significato sinistro “ sfollare” e tante famiglie lasciarono la terra d’origine per essere destinate nei vari centri di accoglienza nelle grandi città industriali. Torino accolse un elevato numero di “profughi”.
La maggior parte dei Polesani presenti nella cintura di Torino proveniva dai comuni di  Adria, Contarina, Gaiba, Porto Tolle e Taglio di Po .


Al  termine  dell’emergenza  alluvione,  parte  dei   Polesani  ritornò  ai paesi
d’origine, mentre una parte decise di stabilirsi definitivamente in Piemonte poiché vi era una sostenuta richiesta di lavoro da parte delle industrie. Collegno per la sua vicinanza a Torino, fu meta di una forte migrazione polesana.

      Baracche di Italia ’61, Torino 1955. © Archivio Storico Città di Torino.




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